Perché i conservatori si chiamano così?

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Attualità e politica

Oggi siamo abituati a chiamare conservatori i luoghi in cui si insegna e si apprende la musica e l’uso degli strumenti musicali. Ma sapete esattamente perché i conservatori si chiamano così? Quale sia la loro origine? E da dove derivi questo nome?

Probabilmente pochi di voi ne sono a conoscenza, ma i conservatori nacquero nel XVII secolo a Napoli, Venezia e Palermo, come istituti per la “conservazione” (protezione) degli orfani e dei ragazzi più bisognosi.

Queste strutture avevano tra i vari obiettivi – non l’unico – quello di avviare gli organi e i ragazzi più bisognosi di cui si prendevano cura a una professione, e fra queste anche quella del musicista. In questo modo, i ragazzi ospitati all’interno di questa struttura non imparavano solo a leggere e a scrivere, ma anche a cucire, a dipingere, a lavorare il legno e, a chi mostrava di averne maggiore predisposizione, veniva impartita un’educazione musicale.

In particolare, ci dicono le fonti storiche, all’interno degli originali conservatori si insegnava a scrivere la musica e a suonare gli strumenti, nella speranza che poi tali conoscenze e competenze sarebbero state utili per poter rendere il giovane autonomo nella propria professione. Insomma, da un lato si consentiva ai più dotati di entrare a far parte di complessi corali, e dall’altro si “conservava” la tradizione musicale. Una duplice finalità piuttosto lodevole, che ha permesso ai conservatori di resistere e svilupparsi decennio dopo decennio.

A proposito di sviluppo, nel corso del tempo l’attività dei conservatori si è trasformata da assistenziale a didattica e di insegnamento prettamente musicale. Insomma, una bella curiosità che vi consigliamo di approfondire – qualora fosse di vostro interesse – anche nel vostro conservatorio cittadino: potreste scoprire tanti aspetti di interessi sulla sua storia, e sul modo in cui la struttura è oggi arrivata a erogare i suoi servizi.

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